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Stufe a pellet senza canna fumaria ... esistono davvero?

Le stufe a pellet rappresentano una soluzione in grado di soddisfare chi desidera una forma di riscaldamento ecosostenibile, dai bassi consumi energetici e dalla ridotta manutenzione, ma che possano diventare complementi  d'arredo siano belle da vedere. Ma si può realmente parlare di stufe a pellet senza canna fumaria?

Per prima cosa sottolineamo che definire una stufa senza canna fumaria è fondamentalmente errato: porta a pensare che questo  apparecchio non produca fumi e non necessiti quindi di canna fumaria. Come tutti i dispositivi che bruciano combustibile, anche nelle stufe a pellet e policombustibili, il fumo viene prodotto e deve essere in qualche modo evacuato.

La stufa a pellet, in particolare, produce fumi che per quanto ecologici raggiungono temperature di 100-200°C, di solito espulsi mediante tiraggio forzato, attraverso l'azionamento di un ventilatore elettrico.

Come funziona

Capita spesso, soprattutto navigando in Internet, di sentir parlare di stufe senza canna fumaria, cioè con lo scarico fumi a parete. Si tratta di un’interpretazione errata della normativa vigente e di una pratica che non solo non è ammessa dalla legge, ma è dannosa per la salute e la sicurezza delle persone : sino al 2012 questo tipo di scarico poteva essere effettuato anche a parete, quindi realizzato creando un foro in un muro perimetrale, rendendo pertanto la scelta di tali apparecchi una soluzione molto appetibile a chi avesse vincoli per lo scarico a tetto.

E' palese quindi che all'epoca si giocava con una interpretazione delle parole: si poteva evitare, ripetiamo fino al 2012, di costruire una intera canna fumaria, ma occorreva comunque un'uscita verso l'esterno per il corretto deflusso dei prodotti della combustione.

Successivamente, invece, è stata pubblicata la norma  UNI 10683, riguardante Generatori di calore alimentati a legna o altri biocombustibili solidi, che rende obbligatorio effettuare l'evacuazione dei fumi mediante tubazioni che sovrastino il solaio di copertura. Lo scarico deve quindi terminare a tetto con un elemento che faciliti il tiraggio naturale in caso di black out, visto che normalmente il tiraggio di una stufa a pellet funziona mediante una ventola elettrica.

I fumi, ossia i “prodotti della combustione”, vanno scaricati sempre sulla copertura dell’edificio al di fuori della zona di reflusso in modo che possano disperdersi nel migliore dei modi in atmosfera. Questo è valido per qualsiasi tipo di combustione, sia essa di gas metano, di legna o di pellet. Il cosiddetto “scarico a parete” contravviene alla normativa nazionale in materia, sia a quella attinente la sicurezza sia a quella di carattere energetico ed ambientale.

Nello specifico, lo scarico a parete di un generatore a pellet contravviene al DM 37/08, alla norma UNI 10683:2012, al DPR 412/1993 (in particolare al recentemente rivisto articolo 9 ), che richiedono espressamente che i generatori di calore a legna e a pellet siano provvisti di sistema fumario con scarico a tetto, senza alcuna eccezione. Vi sono inoltre delle norme edilizie e sanitarie locali (Regolamento Edilizio Comunale e Regolamento di Igiene) che impongono lo scarico dei fumi di qualunque combustibile oltre il colmo del tetto.

I produttori di stufe a pellet, inoltre, sconsigliano fortemente l’installazione con scarico a parete, perché pregiudica il buon funzionamento del prodotto. Nei casi migliori, la stufa può non raggiungere le prestazioni dichiarate, soprattutto in termini di resa, ed avere il focolare e il vetro costantemente anneriti dagli incombusti. Nei casi peggiori, c’è il rischio di ritorni di fumo e, di conseguenza, di monossido di carbonio direttamente nell’ambiente in cui la stufa è installata.

Ribadiamo quindi .... NON ESISTE UNA STUFA SENZA CANNA FUMARIA!

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